Ragazzi con la voglia di farcela. Ragazzi che hanno già vinto la prima battaglia nel momento in cui, archiviato “l’incidente di percorso”, ossia dopo aver abbandonato la scuola ufficiale, hanno voluto rimettersi in gioco con più grinta di prima. Sto parlando dei ragazzi dell’En.F.A.S., Ente di Formazione Assistenza e Sviluppo di Laterza, una scuola privata con l’obiettivo di integrare studio e lavoro per consentire ai giovani (e non solo) il raggiungimento di un profilo professionale qualificato, a vantaggio delle aziende del territorio.
Con questi ragazzi ho trascorso due belle e proficue giornate (in veste di formatore esterno) durante le quali ho avuto modo di dare loro alcune indicazioni e consigli su come presentarsi a un colloquio di lavoro, a quali probabili domande dovranno rispondere e quali attese nutra un imprenditore dal candidato al posto in azienda.
Diciamo subito che lo scopo del colloquio di selezione è far emergere i lati sia positivi sia negativi del candidato, al fine di poter fare un’analisi oggettiva dei rischi e delle opportunità che offre l’inserimento lavorativo di quella persona. E’ importante sapere che il selezionatore, con le sue domande, sarà ben determinato a entrare nello spazio personale del candidato, altrimenti non riuscirebbe a far emergere i punti negativi. Visionato il curriculum vitae, avrà acquisito i dati personali del candidato, ma quali altri aspetti il selezionatore andrà a valutare? Vediamoli insieme.
Analisi della personalità. La personalità o il potenziale della persona è un aspetto fondamentale nella scelta del candidato, che suscita degli interrogativi nel selezionatore: Sarà difficile insegnargli il lavoro? Rimarrà con noi abbastanza a lungo? Riuscirà a lavorare sotto pressione? ecc.
Conoscenze tecniche. Va stabilito se il candidato possiede la competenza necessaria per il lavoro in questione. E’ opportuno mettere il candidato di fronte ai problemi specifici che si troverà a dover risolvere, quando sarà sul posto lavoro, e vedere come riesce a risolverli. Questo passaggio serve a capire quali saranno le prime azioni di formazione che dovranno essere intraprese sulla persona, una volta inserita in azienda.
Il passato del candidato, ossia la sua esperienza e i dati riguardo agli impieghi precedenti, il che include quanto sono durati e i motivi del suo cambiamento.
Motivazione del candidato. Il candidato che pensa, o ci fa capire attraverso le sue parole o le sue azioni, che la possibilità di fare soldi sia ciò che rende più attraente questo lavoro, è pericoloso. Un’altra azienda potrebbe sempre offrigli più soldi di quanti non gliene offriamo noi.
Il tempo è indubbiamente una delle risorse più importanti per un imprenditore o dirigente. Infatti, i primi quattro punti appena descritti fanno parte della preselezione; questa permette poi al selezionatore di lavorare su un numero più ristretto di candidati e approfondire con loro aspetti più specifici e inerenti quelle che sono le aspettative dell’imprenditore. Vediamo allora quali sono le caratteristiche che identificano il talento richiesto dall’azienda:
Senso di inadeguatezza. Spinta costante al miglioramento personale. Pur ottenendo buoni risultati, non si sente mai arrivato. Non ne sa mai abbastanza.
Produttività del candidato. Vale a dire il suo orientamento a ottenere risultati.
Disponibilità al cambiamento. Per un imprenditore il talento è la persona che condivide i suoi progetti e non ostacola la loro realizzazione, propone nuove idee innovative, diffonde il buon umore, si integra rapidamente nel gruppo, non ha bisogno di direttive e mette passione in ciò che fa.
Orientamento a fare, prima di avere. Il vero talento prima agisce e porta i risultati, poi chiede qualcosa in cambio. Non ha bisogno del “gettone” per fare le cose.
Atteggiamento “no problem”. Il talento è focalizzato sui risultati e pensa che qualsiasi ostacolo possa essere superato e altrettante difficoltà risolte.
E’ evidente che il selezionatore, per arrivare a questo punto, ha dovuto fare una serie di domande ed è altresì evidente che, se il candidato è ancora in corsa, dipende solo e soltanto dalla qualità delle risposte che ha fornito. Già in queste prime battute al candidato si richiedono alcuni cambi di paradigma, cioè un diverso modo di pensare e agire rispetto al passato, che il selezionatore farà emergere con alcune domande apparentemente innocue ma importanti. Pena l'esclusione.
Per finire altri piccoli ma preziosi suggerimenti, riguardanti proprio i cambi di paradigma che possono fare la differenza sulla vittoria finale sugli altri:
Nel Curriculum Vitae inserite qualsiasi lavoro: (Ho aiutato mio zio nei lavori di falegnameria, ho servito a tavoli in una pizzeria, ho prestato servizio di volontariato, ecc...). A parità di titolo di studio la manualità potrebbe fare la differenza.
Vi sarà chiesto se avete un sogno che vorreste realizzare, se ne aveste la possibilità. Nessuna azienda prenderebbe a lavorare una persona che non ha obiettivi. Gli obiettivi sono il carburante. Senza, si rimane a piedi.
Usate qualsiasi lavoro come trampolino, anche se non è quello che sognavate. Fare nuove esperienze, potrebbe avvicinarvi, passo dopo passo, al sogno. Comunque, sempre meglio di starsene a far girare i pollici.
Lavorare in Europa non è emigrare ma fare nuove esperienze, uscire dal labirinto in cui ci si è cacciati. Magari le vostre professionalità sono richieste altrove.
Dimostrate di essere unici e indispensabili in quello che sapete fare. Questo vi aiuterà sicuramente nella selezione, ma la cosa più importante, una volta ottenuta l’assunzione, vi aiuterà sicuramente a rimanerci. Il futuro sarà sempre più meritocratico, nessun imprenditore è così stupido da privarsi di una persona unica e indispensabile. E’ questo il nuovo “posto fisso”.
Giovanni Matera
Per consultare altri miei articoli: