-Il dibattito sul caro estate, sui prezzi impazziti, si sta ‘infiammando’ giorno dopo giorno. Si registrano interventi a vari livelli istituzionali e associazionistiche, di uffici statistiche. Di recente, poi, v’è stato il carico sulla discussione dato da imprenditori del mare pugliesi che sostengono la scomparsa del ceto medio. Che non esisterebbe più o, comunque, sarebbe in via di estinzione. Quindi, secondo il loro ragionamento, siccome si rileva sempre più un numero inferiore di turisti/vacanzieri, sarebbe conseguenziale che gli imprenditori prima detti orientassero il servizio verso ‘clienti’ danarosi, ricchi sfondati.
Ciò significa rinnegare le riflessioni su quanto la società attuale sia ineguale. La spiegazione sul ceto medio, comunque, è più complessa di ciò che si fa circolare per giustificare un indirizzo fondato esclusivamente sull’accrescimento della propria ricchezza. Però l’interrogativo ci sta tutto: è vero o no che i ricchi diventano sempre più ricchi? E’ vero o no che i poveri diventano sempre più poveri? L’intero Novecento, con i suoi orrori e i suoi trionfi, può essere raccontato come il secolo della classe media. Con l’aprirsi del Secondo
millennio, è cominciata la sua decadenza perché la società viene superata dall’evoluzione tecnologica.
Ma è davvero così? Oppure, v’è da tenere conto che il ceto medio può mutare, trasformarsi, ma non scomparire? E allora ecco che a monte ci sarebbe un problema di definizione della ‘classe media’. Su cosa rappresenta esattamente. Per rispondere a questa domanda si può scegliere un approccio sociologico, che ritiene centrale il tipo di occupazione delle persone, oppure un criterio economico che si fonda soprattutto sul reddito delle persone. Allo stato delle cose, di certo, si può dire che la notizia della scomparsa della classe media è quantomeno esagerata.
Anzi, per Vincenzo Leo, Presidente del sindacato balneari jonico, Sib- Confcommercio, “è discriminate verso un popolo che ha fatto elevare l’economia del mare della nostra area geografica”. La puntuta risposta di Leo è indirizzata verso i gestori degli stabilimenti balneari che hanno portando i prezzi alle stelle. Aggiunge: “E’ bene non dimenticare mai che i nostri turisti/vacanzieri e stanziali sono colletti bianchi, imprenditori e professionisti, ma anche chi indossa tute blu, operai generici e piccoli padroncini, artigiani, agricoltori, commercianti, esercenti e casalinghe”. La successiva sottolineatura del Presidente Leo, sostanzialmente, è un messaggio alla categoria: “Bisogna ficcarselo bene in mente, che Taranto e la sua provincia non ha super ricchi.
La nostra eccellenza deve essere costituita dall’offerta dei servizi, che, purtroppo, il territorio jonico, ma il Sud in generale, ne eroga
pochissimi”. Continua Leo: “Chi sta proponendo prezzi stratosferici, addirittura 4mila euro per il solo ombrellone in spiaggia, non considera che quella famiglia non consumerà nulla al bar o chiosco e si porterà il pranzo da casa” Quindi, “vanno applicati prezzi giusti; ossia, 30 euro per un ombrellone e due lettini, 10 euro per una pizza con bevanda, 2 euro un caffè. Ammenonchè -considera il Presidente Sib- non si vuole far trovare sotto l’ombrellone lo champagne e vino con il sommelier che serve e riempie i bicchieri quando si svuotano, altresì consigliare l’abbinamento di tartine al caviale o con altro condimento.
Questi, sono servizi extra e non di base per la balneazione”. Come se ne esce, allora? “Insieme al Presidente del Sib nazionale e della Puglia, Antonio Capacchione, stiamo lavorando ad una legge sulla classificazione degli stabilimenti balneari. Dove i valori aggiuntivi devono essere adeguatamente riconosciuti e regolamentati”. Ciò a dire che “Un euro o due in più come extra servizio va bene, ma è una follia applicare gli attuali esorbitanti prezzi. E’ deplorevole e lesivo per l’immagine di tutto il settore dei balneari”.
Caro estate… Leo, Presidente balneari jonico: “Prezzi folli! Ledono l’immagine. Presto, il varo di una legge regolamentatrice”.
Raffaele Conte