Luci spente e porte serrate per la mobilitazione di tutti gli operatori economici a Lecce a causa delle vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno a causa dell’emergenza Covid, ma a rischio sono anche gli agriturismi in provincia di Lecce con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera. E’ quanto emerge da una elaborazione della Coldiretti Puglia sulla base dei dati Istat, in occasione della serrata che coinvolge 4340 ristoranti, bar e pizzerie a Lecce e i 334 agriturismi salentini colpiti dalla crisi, secondo l’elaborazione di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti.
L’emergenza rischia di penalizzare ingiustamente l’agriturismo che può contare – aggiunge Coldiretti Puglia - su masserie storiche spesso situate in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti a tavola e con ampi spazi all’aperto.
“Il provvedimento di chiusura grava anche sui 334 agriturismi provinciali, di cui 231 con attività di ristorazione e 136 di degustazione, alcuni dei quali hanno già deciso la chiusura, in una provincia che ha già risentito duramente della crisi causata dal Covid”, denuncia Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce.
Si tratta forse – aggiunge Coldiretti Puglia - dei luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche e alleggerire gli assembramenti nelle città.
“Alle limitazioni alle attività di impresa devono corrispondere in tempi stretti sostegni economici per dare liquidità ad aziende che devono sopravvivere all’emergenza Covid, come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato, interventi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti per incentivare l’acquisto di prodotti alimentari Made in Italy”, conclude il presidente Cantele.
Il crack della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – conclude la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.