Sono ore di speranza in attesa dell’esito del verdetto del Consiglio di Stato chiamato a decidere se confermare o annullare la sentenza del Tar di Lecce, riguardo allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva, così come disposto da un’ordinanza del Sindaco di Taranto del 2020. Confcommercio Taranto, idealmente vicina alle famiglie tarantine che manifesteranno pacificamente a Roma, auspica che la sentenza del Consiglio di Stato si esprima a favore dello spegnimento degli impianti, di cui è ben noto lo stretto legame esistente tra le emissioni inquinanti incontrollate e l’aumento dei decessi, riscontrati in particolare nel 2019.
Dati che hanno giustamente allarmato lo stesso primo cittadino che ha scritto al Governo per esprimere tutta la preoccupazione di un sindaco che, rappresentando la autorità sanitaria locale sul territorio, ha il dovere di tutelare la salute e la vita dei cittadini. I dati della dettagliata indagine che il sindaco Melucci ha allegato nella lettera agli esponenti di Governo, sono purtroppo inequivocabili: nel confronto regionale, i decessi nel territorio tarantino, risultano di molto peggiorati con particolare riguardo ai nei quartieri Borgo, Paolo VI e Tamburi.
Purtroppo, la nuova società tra Ancelor Mittal e Invitalia non lascia presagire un cambio di passo nella conduzione dello stabilimento, e nulla lascia supporre che la presenza di Invitalia sia una garanzia per l’avvio di nuove politiche aziendali che pongano fine alla crisi ambientale e sanitaria del territorio. Se la logica del profitto, a costo della vita, può essere la priorità assoluta per Ancelor Mittal, è
immorale, e vergognoso, che lo sia per Invitalia che partecipa alla società con danaro pubblico. Purtroppo, la presenza di Invitalia non garantisce il territorio.