Assemblee in fabbrica e nuove manifestazioni di protesta dei lavoratori dell’indotto Ilva. E’ una protesta senza fine, quella di un settore nevralgico dell’economia tarantina. La mobilitazione prosegue, un migliaio circa i lavoratori in protesta. Alcuni di loro hanno prima tenuto un sit in davanti alla portineria imprese e alla direzione dello stabilimento Ilva e poi si sono radunati in corteo per raggiungere a piedi la città.
Dopo aver attraversato la statale Appia e il quartiere Tamburi, sono arrivati in città vecchia, dove - sotto il municipio - è previsto uno dei presidi. L’altro è sotto il Palazzo del Governo, in concomitanza con la riunione prevista del Consiglio provinciale.
L'obiettivo dei sindacati metalmeccanici è quello di tenere alta l'attenzione sulla vertenza dell’indotto che teme di perdere i crediti vantati nei confronti dell’Ilva dopo la procedura di amministrazione straordinaria. Sono 3.000 i lavoratori interessati. Le rassicurazioni del governo fino a questo momento non hanno convinto. Ieri il prefetto di Taranto, Umberto Guidato ha annunciato che si farà portavoce presso il governo delle istanze dei lavoratori, mentre il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano ha inviato una lettera al premier Renzi chiedendo garanzie per un settore ormai allo stremo e sottolineando che in città “può esplodere la rabbia sociale”. I rappresentanti sindacali intendono coinvolgere anche il presidente della Provincia Martino Tamburrano.
Come lunedì scorso con gli imprenditori a Roma in piazza Montecitorio e ieri con gli operai per le vie di Taranto, quindi, anche oggi il motivo della protesta rimane quello di garanzie più esplicite e concrete che il ricorso all'amministrazione straordinaria da parte dell'Ilva non si traduca in un azzeramento o in una riduzione dei crediti maturati dall'indotto di Taranto nei mesi scorsi per i lavori fatti nel siderurgico. Rischio non remoto, visto che il ricorso all'amministrazione straordinaria e quindi alla legge Marzano, aprono per l' Ilva una procedura concorsuale a causa del suo grave stato economico.
Fonte: Tarantobuonasera