Montescaglioso si prepara per: "la Notte dei Cucibocca".

Sfilata, gastronomia, musica e balli!

03/01/2015

La notte della vigilia dell’Epifania sarà ancora la notte dei “Cucibocca”, antica tradizione della quale non si conoscono le origini riproposta dal Centro di Educazione Ambientale, Parco della Murgia, Altramusica. Gruppi a tre di strani figuri circolano per vicoli e strade infagottati in abiti scuri ricoperti da un ampio mantello e con catene ai piedi. Con il volto reso irriconoscibile da una fluente barba e da un cappellaccio calcato sul capo, chiedono offerte in natura. Portano in mano un paniere nel quale brilla una lampada ad olio e nell’altra uno smisurato ago dal quale pende un lungo filo a cordicella. La lanterna illumina il buio della sera. Il rumore delle catene sul selciato annuncia l’arrivo dei cuci-bocca che con l’a go ed il filo tentano di cucire la bocca dei bambini che incuriositi si avvicinano a quegli strani personaggi. La minaccia di cucire loro la bocca spaventa i più piccini e li induce ad andare a letto lasciando finalmente campo libero alla Befana che nella notte colmerà la calza dei doni tanto attesi.

Tradizioni antiche che segnavano le fine delle festività, delle libagioni natalizie e segnalavano l’approssimarsi della Quaresima. Secondo una credenza antica i cuci-bocca sarebbero stati inventati da salariati che, per una sera, mascherandosi, irrompevano nella casa padronale durante la ricca cena delle “nove cose” e come per una sete di giustizia, pur facendo i giullari e ballando e cantando, prendevano dalla ricca tavola imbandita tutto ciò che capitava sottomano.

La manifestazione di quest’anno inizierà alle 19,30 con la vestizione dei cuci-bocca in alcuni locali dell’abbazia benedettina, poi iniziarà la sfilata. Tutto si concluderà sul tardi in piazza Roma ove si esibiranno gruppi musicali, zampognari e dove verranno riproposte le “nove cose” della gastronomia locale.
Per il resto, il saluto all’Epifania che “ogni festa porta via” ha un rituale antichissimo in questo centro: un’abbuffata, un lauto pranzo serale detto delle “nove cose” ovvero di nove pietanze, nove portate. Una usanza che si tramanda da secoli, nella notte della Befana, a significare forse che con essa finiscono le lunghe festività del Natale.

Ma vi è un’altra interpetrazione, forse la più veritiera, secondo la quale erano i ricchi padroni terrieri che nei loro palazzi nella notte dell’Epifania davano stura a tante pietanze ricche di ogni ben di Dio, mentre i loro salariati si accontentavano di mettere insieme e consumare quello che restava dei cibi preparati in quei giorni natalizi: nove povere cose. Del significato ognuno dà una sua interpretrazione, in ogni caso, in questa notte, a Montescaglioso si mangiano “nove cose”. Le tavole ancora una volta ricche di pietanze della gastronomia locale a partire dal “cutturiedd”, ai “friciedd” a gli “gnuttl cattsciat” alla “sagn cà muddich” e via mangiando sino a contarne nove. Un modo per tenere vive le tradizioni, ma anche questa è cultura.

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno