Processo Ilva, chiesti danni per decine di miliardi di euro

Oltre mille richieste di costituzione di parte civile alla prima udienza del processo Ambiente Svenduto

17/10/2014

Stavolta si fa sul serio, dopo che la Cassazione ha sciolto ogni dubbio e messo in chiaro che il processo Ilva si deve svolgere qui, a Taranto.

Sono un migliaio le richieste di costituzione di parte civile depositate nell’ambito dell’udienza preliminare legata all’inchiesta Ambiente svenduto, che vede alla sbarra 49 persone fisiche e tre società. Sono al vaglio del gup Vilma Gilli.

La Regione Puglia ha formalizzato l’istanza ma non ha quantificato il danno. Il Comune di Taranto e la Provincia di Taranto hanno chiesto ciascuno 10 miliardi di euro di risarcimento.

Erano 286 le parti offese indicate dai pubblici ministeri, ma sono di gran lunga di più quelle che hanno chiesto di costituirsi in giudizio.

Hanno chiesto 5 milioni di euro i genitori e della fidanzata di Francesco Zaccaria, operaio Ilva che morì il 28 novembre 2012 dopo essere caduto in mare mentre manovrava una gru che cadde al passaggio di un tornado.

Hanno depositato richiesta di costituzione di parte civile anche i familiari di Claudio Marsella, altro operaio dell’Ilva, che morì il 30 ottobre
del 2012 in un incidente nel reparto Movimento ferroviario (rimase schiacciato da un vagone). Ed ancora la Cgil e la Fiom, la Uil, Legambiente (richiesta di risarcimento di 10 milioni), Confagricoltura (10 milioni), il Wwf, il parroco della chiesa San Francesco
De Geronimo, il titolare di una casa di cura, lavoratori dell’Ilva e dell’indotto per le malattie professionali, lavoratori cimiteriali, proprietari di
appartamenti dei quartieri Tamburi e Paolo VI.

Per l’Ilva sarà un fine settimana forse decisivo. Domani, dinanzi al gip del tribunale di Milano Fabrizio D’Arcangelo si terrà infatti l’udienza
sull'istanza depositata dal commissario straordinario dell’Ilva, Piero Gnudi, per sbloccare e trasferire nelle casse del gruppo la somma
di 1,2 miliardi di euro fatta sequestrare alla famiglia Riva dalla magistratura milanese nel maggio del 2013 nell’ambito di un’inchiesta
su una presunta truffa ai danni dello Stato e un presunto trasferimento fittizio di beni proprio dalle casse dell’Ilva verso altri lidi. La richiesta di Gnudi si basa sulla nuova normativa che prevede l’utilizzo dei fondi sequestrati anche in procedimenti diversi da quello per reati ambientali, in modo da poterli utilizzare per risanare gli impianti dello stabilimento tarantino. Un passaggio cruciale, in vista della
sempre più probabile cessione della fabbrica tarantina al gruppo franco-indiano ArcelorMittal.

Fonte: http://www.tarantobuonasera.it/taranto-news/cronaca/332156/news.aspx