l mercato dei capitali continua ad investire nelle imprese pugliesi, pur in pieno Covid. Si è appena concluso l’iter per la seconda emissione di minibond della Regione Puglia. Sommata alla prima, genera un portafoglio totale di oltre 52 milioni di euro.
A questa seconda emissione hanno partecipato sei imprese provenienti da quasi tutte le province della Puglia, eterogenee per settore produttivo ma accomunate dall’obiettivo di utilizzare i minibond come strumento utile per la ripartenza.
Un traguardo considerevole se si considera il contesto territoriale. L’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano ha rilevato che in Puglia, dal 2012 al 2019, quindi nell’arco di otto anni, sono stati emessi solo 9 minibond. In un solo anno, invece, l’attivazione dell’intervento regionale, avviato a settembre del 2019 dalla società regionale in house Puglia Sviluppo, ha già consentito l’emissione di 14 minibond da parte di altrettante aziende.
Delle sei imprese che hanno partecipato a questa seconda emissione, due investiranno nella provincia di Lecce, le altre quattro nelle province di Bari, Bat, Brindisi e Foggia. Si tratta di, Gelesis, Casa di Cura Petrucciani, Itel Telecomunicazioni, Dream Project, Cedat85, RossoGargano. Diversi i territori e variegati i settori produttivi, che spaziano dalle biotecnologie all’Ict, dalla sanità all’abbigliamento e all’agroalimentare.
Per i loro investimenti le sei Pmi ricorreranno al mercato dei capitali, anziché al canale bancario.
I minibond (o basket bond) sono infatti uno strumento di finanza innovativa, voluto dalla Regione Puglia e realizzato da Puglia Sviluppo in collaborazione con UniCredit (in qualità di arranger). Permettono alle Pmi di finanziare operazioni straordinarie, investimenti e capitale circolante. Questo è possibile grazie all’emissione di titoli assistiti dalla garanzia di portafoglio di Puglia Sviluppo. Cassa Depositi e Prestiti e Mediocredito Centrale agiscono in qualità di investitori istituzionali, sostenendo finanziariamente il progetto. In questa seconda emissione hanno sottoscritto ciascuno poco meno della metà dell’ammontare complessivo, mentre il restante 5% è stato investito da UniCredit, che ha agito anche da originator della cartolarizzazione oltre che nel ruolo di arranger.
I progetti presentati dalle imprese riguardano sia settori emergenti ad alto tasso di innovazione che tradizionali ed hanno in comune l’obiettivo di incrementare la produttività, con un portafoglio complessivo di 18,8 milioni di euro.
A sottolinearlo il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “Le imprese pugliesi stanno utilizzando i minibond per accelerare i loro obiettivi di crescita. C’è chi, nonostante il contesto, riesce a guardare avanti e a progettare nel territorio della Puglia uno sviluppo che avrà effetti sia a livello nazionale che internazionale. Quando fu avviata la prima emissione, a giugno di quest’anno, eravamo usciti dal lockdown. Allora ci sembrò che i Minibond sarebbero tornati utili anche come strumento per la ripartenza. Adesso ne abbiamo la certezza”.
Come funziona lo strumento
L’impresa interessata ad accedere ai minibond presenta la domanda di candidatura (scaricabile dal portale www.sistema.puglia.it) a Puglia Sviluppo. La Società controlla i requisiti, il piano di investimento, svolge altre verifiche e, se l’esito è positivo, lo comunica all’Arranger, cioè all’operatore finanziario che ha il compito di strutturare e collocare il portafoglio di minibond. L’arranger, selezionato a giugno 2019 con un avviso pubblico, è UniCredit.
È dunque la stessa UniCredit in collaborazione con l’investitore principale rappresentato da Cassa Depositi e Prestiti, a realizzare l’analisi di merito sia sull’impresa che sull’investimento e, in seguito, a definire il portafoglio complessivo delle aziende idonee, per un importo totale di 160 milioni di euro. L’Arranger crea dunque la Società veicolo (Spv) che acquista i minibond, sottoscritti da UniCredit, e si finanzia collocando titoli (asset back securities) presso investitori istituzionali e professionali (Cassa Depositi e Prestiti e Medio Credito Centrale). Le aziende dunque ricevono dai 2 ai 10 milioni di euro a seconda dell’importo del minibond e possono investire in beni materiali o immateriali, ma anche ottenere sostegno per il capitale circolante legato ad attività di sviluppo o espansione.