Mozziconi, scontrini, tappi di plastica, fazzolettini, mascherine, bottiglie, buste, residui di cibo, frammenti di vetro, sacchetti ricolmi di piatti e bicchieri, e tant’altro ancora. Spiagge, tratturi di campagna, boschi, cigli stradali, dune, questa estate più che mai, invasi da rifiuti, nella maggior parte dei casi, abbandonati (lo chiamano littering) dagli stessi frequentatori di questi luoghi ‘ameni’. A ciò si aggiunge l’ancor più grave scempio provocato dall’abbandono dei materiali edili di risulta, copertoni, vetri, apparecchi TV e Pc in campagna, sulle scogliere, nelle gravine.
“Il lockdown, ha rallentato il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti nei luoghi extra urbani, riequilibrando le situazioni più appariscenti e mostrandoci come la natura sia molto più generosa dell’uomo nel riparare ciò che l’essere umano guasta. Una lezione che tuttavia ancora una volta non si è compresa, se il ritorno alla libertà – commenta Leonardo Giangrande, presidente prov. di Confcommercio- è stato interpretato come libertà di insudiciare, violare, aggredire. Le strutture ricettive ed i punti di informazione turistica questa estate hanno ricevuto numerose lamentele da parte dei turisti, su entrambi i versanti della provincia. Turisti che hanno segnalato soprattutto il degrado diffuso e l’abbandono di rifiuti sulle spiagge pubbliche, meravigliandosi dell’assenza di addetti al servizio di raccolta. Se è ben noto che i piccoli Comuni versano in difficoltà economiche, e che la cura degli spazi e dell’ambiente extra urbano rappresenta una
delle problematiche di più complessa soluzione, non è detto che si debba e possa accettare con rassegnazione un simile abuso. E’ in ragione di ciò che occorre aprire un tavolo pubblico di confronto al quale siedano i Comuni, la Provincia, la Regione per individuare percorsi che possano aiutare le Amministrazioni a svolgere più efficacemente il loro compito, a partire dalla cura e dal mantenimento del decoro degli spazi pubblici, per arrivare al servizio pubblico di raccolta rifiuti che nelle zone turistiche nel periodo estivo ha spesso funzionato male”
L’Assessorato regionale all’Ambiente, quest’anno ha ripartito 900 mila euro tra 69 comuni costieri pugliesi per sostenerli nell’attività di rimozione dei rifiuti abbandonati su spiagge, strade, etc. Cifra che è stata ripartita in modo proporzionale in base ai metri di linea di costa di pertinenza comunale con contributi da un minimo di 3 mila euro e 40 mila euro. “Probabilmente – commenta ancora Giangrande- un aiutino che è poca cosa rispetto alle necessità, ma che certamente è un punto di partenza, la base per una programmazione che coinvolga ad esempio cooperative di giovani disoccupati per uno scambio servizi. Confcommercio Taranto si sta attivando per organizzare un tavolo di confronto con i referenti degli Enti territoriali per individuare un percorso comune finalizzato a far fronte a questo complesso e difficile fenomeno.
Insomma, non possiamo accettare che la mancanza di civiltà di alcuni cittadini abbia il sopravvento. Non possiamo vanificare gli sforzi che si stanno sta compiendo a più livelli per rilanciare l’immagine turistica del territorio provinciale. Le Amministrazioni pubbliche devono essere dotate di maggiori strumenti per combattere il fenomeno. La problematica dei rifiuti è grave e riguarda tutti, non possiamo girare la testa dall’altra parte. Chiaramente occorre incrementare anche l’attività di informazione, educazione e
responsabilizzazione del cittadino, così come gli spazi extra urbani andrebbero dotati di punti di raccolta dei rifiuti per disincentivare l’abbandono ed andrebbe attivato un maggiore controllo e monitoraggio delle aree extra urbane, non solo delle spiagge, ma anche delle campagne così come del resto avviene in Toscana, Umbria, Veneto, Trentino, aree dove il paesaggio rurale è protetto perché è parte integrante degli itinerari turistici (vie del vino e dell’olio, masserie, cultura contadina) .”
Ricordiamo che l’abbandono i rifiuti è un reato ambientale che comporta sanzioni di tipo amministrativo nel caso il responsabile sia un privato, e penale nel caso di un impresa o di un ente. E’ previsto persino l’arresto sino a due anni in caso di persona giuridica con sanzioni sino a 26 mila euro.