Sembra che sia stato trovato l’accordo con Campitiello, che avrebbe, stando alle voci in giro ridimensionato le sue pretese e questa sarebbe stata, la svolta per il buon esito della trattativa.
Ovviamente il condizionale è d’obbligo ma sembra che finalmente il discorso relativo alla telenovela societaria dovrebbe aver avuto, sia pure lontano da occhi indiscreti e dai riflettori, la svolta decisiva tanto attesa ed auspicata da tutti.
“SIAMO A BUON PUNTO”
“Siamo a buon punto”. Domenico Castria, imprenditore ginosino nell’ambito oleario e vinicolo, ha postato sulla sua pagina ufficiale Facebook queste testuali parole senza però dilungarsi ulteriormente.
La trattativa con Domenico Campitiello per la cessione delle quote di maggioranza della società rossoblù è in fase avanzata e già ieri vi sarebbe stato un incontro, proficuo, con il re dei salumi presso un noto studio legale cittadino.
L’offerta sua e dei cinque soci, in cui vi sarebbe anche l’ex presidente rossoblù dal 2000 al 2002 Massimo Giove, è di 150mila euro per il 98% delle quote, sebbene l’uomo di Pagani ne avrebbe chiesti da par suo 250mila. Della partita potrebbe essere anche il barlettano Di Cosola.
Ovviamente, conti e calcoli ipotetici o presunti tali, non è certo facile stilare una stima precisa in termini economici in tal senso, bisognerà quindi tastare con mano se Campitiello vuole giocare al rialzo oppure adottare della sana pretattica.
Sarà quindi necessario successivamente, qualora il passaggio di consegne vada a buon fine, convocare un Consiglio d’Amministrazione per far esercitare ai soci vecchi di minoranza un eventuale diritto di prelazione, il tutto ovviamente in base alle norme giurisprudenziali in ambito societario previste dal codice civile.
Non sembra ormai più fattibile infatti una prosecuzione dell’uomo di Pagani al timone della società, stante il fatto che i rapporti con la frangia estrema del tifo sono del tutto devastati ed anche col resto degli sportivi il credito è ormai agli sgoccioli.
Un’ennesima risultante, dal 1979 ad oggi, di come la “professione” di presidente in seno alla Pelota jonica sia sempre più complessa ed i dati, storicamente parlando, alla mano, sono inequivocabili e si commentano da sé.
Qualora vada in porto il passaggio dei poteri, inutile negarlo, uscirà fuori un altro quadro da rifletterci a lungo, ossia che massimo dirigente sarebbe per l’ennesima volta uno della provincia e non della città.
Ginosa, geograficamente parlando, è provincia di Taranto ma come mentalità e stile di vita si accosta infatti molto alla vicina Basilicata, essendo confinante di pochissimo, altro segno tangibile di come l’imprenditoria locale della cintura urbana per l’ennesima volta ha preferito tenere le distanze dal Dio pallone rossoblù.
TAVARILLI: “SVOLTA NECESSARIA”
La maglia rossoblù l’ha indossata per due stagioni dal 1986 al 1988 in serie B nelle vesti di centrocampista ed attualmente si occupa nella sua Bari della scuola calcio di cui sono titolari la figlia ed il genero.
Reduce da una parentesi non bella a Cremona come vice di Vincenzo Torrente, esonerati a febbraio scorso, Vincenzo Tavarilli, 56 anni è ora in attesa di tornare nel giro visto che non seguirà l’ex trainer biancorosso degli anni scorsi alla Salernitana neopromossa in cadetteria.
“Non andrò purtroppo in Campania perchè hanno già un loro staff che hanno imposto al nuovo tecnico e quindi pazienza, mi dedicherò a quest’attività che abbiamo riavviato dopo anni di chiusura qui a Bari.
Spiace stare fuori dal giro, ma purtroppo il calcio attuale è lontanissimo parente dei miei tempi, visti oltretutto i contorni e le cose poco piacevoli recentemente verificatesi.
Trovo semplicemente assurdo che non si usi il pugno di ferro verso questa gente che commette atti osceni, c’è un detto qui a Bari che dice: Le sciabole appese ed i foderi a combattere e da qui bisogna capire che serve adottare una severità precisa e strutturata a dovere”.
A Taranto si sta verificando l’ennesimo cambio societario.
“Anche qui non capisco questa perenne ostracisticità dei tifosi anche se ritengo che i presidenti andrebbero meglio tutelati. Bisogna poi anche capirli questi ultimi visto che molti di essi arrivano anche a dismettere i patrimoni di famiglia per gestire al meglio economicamente le società. Non conosco Campitiello, di certo se c’è un “rosso” di 250mila euro penso che con un pò di buona volontà di un pò di imprenditori si può tranquillamente coprire”.
La Lega Pro unica come le è sembrata?
“Una scelta un pò folle visto che si sono persi posti di lavoro ed avendo vissuto l’ex Seconda Divisione c’erano molti giovani interessanti che ho anche segnalato a società pugliesi oltretutto. Ora la riforma ha contingentizzato tutto con passaggi in serie D e categorie minori, in aggiunta al fatto che gli stipendi sono anche diminuiti e quindi c’è anche fatica ad andare avanti. Bisogna rivedere molti aspetti, anche il fondo perduto per i ripescaggi mi sembra esagerato, alla fine resteranno fuori in molti”.
Fonte: T.Buonasera