L’aggressione di qualche giorno fa avvenuta nel Carcere di Taranto ai danni della Polizia Penitenziaria è il simbolo di un fallimento annunciato, la cronaca di un tempo perduto. 10 anni trascorsi inutilmente fra appelli e denunce rimaste inascoltate, mascherate da una finta efficienza e da una ipocrisia collettiva.
In realtà i dipendenti e le rappresentanze sindacali non sono sorprese dell’accaduto che, nel nostro territorio, è legato con un filo sottile alla recente aggressione ai due ispettori del lavoro. E’ il risultato di una politica che, per troppi anni, ha abbandonato i servizi pubblici, privandoli di risorse e di personale e facendone strumento per nascondere il proprio fallimento. È impietoso il rapporto Antigone sul carcere di Taranto dello scorso agosto: è l’istituto di pena più sovraffollato d’Italia ma a cui l’amministrazione penitenziaria destina, inspiegabilmente, il minor numero di addetti non solo come polizia ma anche come personale civile, amministrativo, contabile ed educativo.
Incredibili i dati sugli educatori, figure destinate a seguire il percorso personale dei singoli detenuti per la loro risocializzazione e il reintegro nella società: a fronte di una previsione organica di 6 unità per 300 detenuti ne sono presenti appena 4 per 617! Dipendenti civili con un carico di lavoro sproporzionato e non più sopportabile, anche dal punto di vista emotivo, stremati dalle responsabilità e da compiti spesso attribuiti impropriamente, in un clima lavorativo che è da anni avvelenato, come è a tutti noto, ma che con sacrificio hanno garantito prestazioni essenziali anche in piena pandemia.
Dopo le note vicende disciplinari sembrava farsi spazio finalmente una nuova luce. Ma senza le nuove assunzioni richieste dai rappresentanti della polizia penitenziaria nel documento di qualche giorno e senza il ripianamento dell’organico del personale civile, sarà difficile uscire da uno stato di continua emergenza. La gravità delle condizioni di vita e di lavoro nell’Istituto richiede, dunque, una iniziativa straordinaria delle Istituzioni.
Anche per questi motivi è in corso la mobilitazione nazionale di Cgil Cisl e Uil dove, fra l’altro, si richiede al Governo di riportare centrale il tema del pubblico impiego e dei servizi pubblici senza i quali il paese non potrà salvarsi dal tempo infelice che lo attraversa.
Il Segretario Generale
Massimo Ferri
CISL FP TARANTO BRINDISI