Meningite. Ha un nome nuovo, la paura che circola in Ilva.
E che davvero fa pensare come all’interno di quella fabbrica, già colpita nel novembre del 2012 da un terrificante tornado come mai se ne erano visti a Taranto, circoli una sorta di maledizione. Prima la violenza della natura, ora il terrore di una epidemia.
Il caso di meningite fulminante che ha colpito un operaio, in stato di morte celebrale, ha fatto scattare un’eccezionale misura di prevenzione nello stabilimento. La vittima, di cui non riportiamo il nome per motivi di riservatezza, è un tecnico tarantino del reparto Controllo Collaudi. Da ieri sera è partito un tam tam fatto di sms, messaggi whatsapp che hanno raggiunto circa duecento lavoratori del reparto Zona officine.
Da questa mattina i lavoratori del reparto Mdc stanno avendo degli incontri con il medico dello stabilimento per le informazioni del caso; del fatto si occupa anche il direttore dello Stabilimento. Da parte sua, la Asl prova a rassicurare. Non è contagiosa, secondo l’azienda sanitaria, la meningite fulminante che ha colpito ieri un operaio del reparto ‘Mua’ (Zona Officine) dell’Ilva, in stato di morte cerebrale all’ospedale Santissima Annunziata.
Nello stabilimento tarantino, dopo che si è diffusa la notizia, è scattata la psicosi. Diversi operai erano intenzionati a non recarsi al lavoro. Questa mattina il medico dello stabilimento ha incontrato i colleghi dell’operaio colto da meningite, dicendo loro che non ci sono rischi di contagio. Nelle bacheche della fabbrica sarà affisso un comunicato del Dipartimento di prevenzione dell’Asl che chiarisce la situazione. L’azienda, su richiesta dei sindacati, oggi ha comunque provveduto alla bonifica dell’area, compresi gli uffici. Il lavoratore coinvolto si occupa dei controlli di qualità nello stabilimento e gira vari reparti. Ieri sera era partita una catena di messaggi su Whatsapp e sui social network da parte di operai che invitavano chiunque fosse ‘a stretto contatto’ con il collega colpito da meningite a consultare in via preventiva il proprio medico di famiglia o guardia medica.
Fonte: http://www.tarantobuonasera.it/taranto-news/cronaca/350346/news.aspx