Nei giorni scorsi il Consiglio Comunale di Ginosa ha approvato la mozione presentata dai gruppi consiliari MoVimento 5 Stelle e Perbene, per affermare la contrarietà al così detto “sblocca Trivelle” contenuto nel decreto aiuti quater, approvato dal Governo Meloni, in continuità con quanto immaginato dal precedente governo Draghi.
La mozione, in pratica, sosteneva che “il territorio e il Paese intero tornino indietro a causa di decisioni
scellerate da parte del Governo, legate a tecnologie ormai superate, in un periodo storico in cui sostenibilità ed efficientamento devono essere le parole chiave per lo sviluppo”.
Peccato che gli obiettivi previsti dall’’Agenda 2030 e 2050, richiamati dai sostenitori della mozione si potranno raggiungere solo attraverso la transizione energetica, cioè il passaggio da un mix energetico centrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili.
In Italia, il gas naturale rappresenta una quota rilevante del mix energetico nazionale, sia come fonte energetica nei processi industriali, sia nella produzione di energia elettrica e sia in ambito domestico. L’utilizzo di gas naturale continuerà ad essere rilevante e ogni azione volta a ridurne l’impatto sull’ambiente potrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici.
Giustamente nessuno vuole più il carbone, ma pensare che le fonti rinnovabili arrivino a breve a coprire l’intera esigenza dell’Italia è una follia. Intanto bisogna utilizzare di più il gas poi si vedrà.
Il gas naturale come il metano, in alternativa al carbone, sarebbe la soluzione ’ponte’ in attesa di uno sviluppo strutturale delle fonti rinnovabili e della fine delle tensioni internazionali.
Le bollette triplicate hanno spinto alcuni settori energivori alla chiusura o delocalizzazione ed è una emorragia industriale che il paese non può permettersi. Anche a costo di sfidare i tabù dell’ambientalismo. Nei mesi scorsi, il caro energie ha prodotto grandissime difficoltà alle imprese e famiglie, con innalzamenti dell’inflazione mai registrati negli ultimi 40 anni. E l’inflazione, si sa, colpisce le fasce più deboli della società.
Dobbiamo decidere, vista la necessità di Gas per il nostro Paese, se rimanere legati alla dipendenza di forniture estere, magari da paesi guidati da folli invasori (all’inizio del 2022 il 40% delle importazioni di gas, proveniva dalla Russia) oppure cercare di sfruttare il più possibile le risorse interne.
Dispiace costatare che proprio chi proponeva e faceva votare una variazione di bilancio in consiglio comunale, prevedendo lo stanziamento di 100 mila euro per il bonus energia, ora vota a favore di una mozione che sicuramente non aiuterà ad assicurare una crescita equa e sostenibile, non strozzata dal caro energia.
Questa non è politica svolta nell’interesse dei cittadini, è puro populismo che, inseguendo la teoria della “decrescita felice”, dice dei NO senza senso, come ha fatto per il TAP (Trans Atlantic Pipeline, un gasdotto che trasporta gas metano dall’Azerbaijan) che è costato la rinuncia ad importanti compensazioni che si potevano avere a beneficio del territorio.
Il conto del populismo, purtroppo, sarà pagato da tutti noi.