Gli scenari di cambiamento emergenti richiedono forme innovative di governance sia tra le istituzionipubbliche che tra queste e gli stakeholder del territorio. La definizione di una visione strategica comune con obiettivi condivisi e azioni conseguenti è diventata una questione cruciale per lo sviluppo locale. Le sfide di governo e di sviluppo di un territorio, sottoposte alle spinte della globalizzazione, travalicano perlopiù i confini dei singoli Comuni. Emerge, quindi, la questione di quale possa essere la dimensione territoriale ottimale per affrontare e risolvere i problemi. Qualsiasi tipo di assetto istituzionale si disegni, evitando i dogmatismi, dovrà comunque garantire un equilibrio tra rappresentanza democratica dell’ente con relativa prossimità dei servizi e capacità dell’ente di garantire efficienza, efficacia ed economicità nell’erogazione dei servizi compresi quelli funzionali allo sviluppo del territorio. Questo equilibrio di risultati se non ottenibile dal singolo ente comunale occorrerà garantirlo attraverso un’aggregazione di Comuni.
Il contesto generale determinato delle interconnessioni globali, se in un primo momento sembrava avessero cancellato il territorio e imposto il primato del singolo, ora inducono un processo inverso, di riscoperta del territorio e della sua infungibile valenza di supporto ai processi di sviluppo, rendendo quella locale la dimensione strategica della competitività e di ricomposizione, sul piano
immateriale, del senso di appartenenza identitaria. Il “locale” però non corrisponde oggi ai confini determinati dalla dimensione delle amministrazioni locali, base costitutiva dell’autogoverno democratico. La globalizzazione dell’economia e della società, la competizione tra i territori, la sempre più facile e veloce mobilità, reale e virtuale, le nuove forme di comunicazione, rendono sempre più labile l’antica perfetta corrispondenza tra gli elementi costitutivi dell’ordinamento giuridico alla base dell’idea di autogoverno democratico: popolo, territorio, governo. Con conseguenze non secondarie quanto ai rapporti tra territori e potere: quasi nessuno dei confini che hanno oggi le istituzioni territoriali pare idoneo a consentire l’adeguato esercizio delle funzioni tipiche di quel determinato livello istituzionale. I processi decisionali divengono sempre più complessi e articolati e fanno dipendere il buon esito e l’efficacia di una politica pubblica dal coordinamento e della coerenza delle risoluzioni assunte su tale politica a ciascun livello di governo, da quello europeo a quello nazionale a quelli regionali e locali. Diventa quindi determinante la capacità di interagire e relazionarsi con altre
istituzioni e con le loro decisioni, sia in senso orizzontale che in senso verticale. Si pensa dunque ad “Ente Sistema” che, preso atto dell’impossibilità di circoscrivere regolativamente, entro i suoi confini e la sua comunità, le funzioni e le attività decisive per il benessere dei suoi cittadini, fonda il proprio agire partendo dal presupposto che non vi sia (più) corrispondenza tra rappresentanza politica e territorio, che nessuno dei problemi del suo territorio sia risolvibile (solo) agendo all’interno dei propri confini; che è dunque consapevole che buona parte delle proprie funzioni possano trovare adeguate soluzioni solo interrelandosi e facendo sistema con altri soggetti istituzionali, con altri territori, con altre rappresentanze politiche. E' la spinta a stare insieme invece di dividersi in molte parti, è la sana forza vitale che noi dobbiamo ritrovare, promuovere costantemente in noi stessi e nella società a cui apparteniamo.
Massimo De Luca
Coordinatore Con Ginosa e Marina di Ginosa