Dalla comunità scientifica alla classe politica e società civile la voce è unanime:" NO al deposito in Puglia e Basilicata!"

20/01/2021

Indagini tecniche anacronistiche e deficitarie, la volontà politica e degli attori sociali nel continuare in un percorso di riconversione economica orientata al turismo e al marketing territoriale, la responsabilità sociale di garantire uno sviluppo sostenibile alle generazioni future. Di questo e tanto altro si è parlato lo scorso sabato 16 gennaio in occasione del primo incontro del Forum Permanente - in diretta sulla pagina Facebook “No scorie Laterza” - volto ad avviare il processo di confronto tra le istituzioni, i tecnici e la componente sociopolitica della comunità, al fine di raccogliere le istanze che diventeranno la base per partecipare alla fase di consultazione
pubblica prevista dalla CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee).

L’incontro, promosso dai Movimenti CON Laterza, Laterza2020, PD Laterza e PER Laterza e moderato dal dott. geologo Davide Bonora (Portavoce Laterza2020) ha visto i preziosi contributi del mondo scientifico, politico e della società civile, con gli interventi del prof. Giuseppe Mastronuzzi (Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari), i dott. geologi Salvatore Valletta (Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia), e Leonardo Di Summo (Tesoriere dell’Ordine dei Geologi della Basilicata), dell’ Ing. Gianfranco Lopane (Consigliere della Regione Puglia), del Prof. Francesco Frigiola (Sindaco di Laterza), e degli
amministratori del Comune di Laterza con Sabrina Sannelli (Ass. al turismo e marketing territoriale), Erasmo Tamborrino (Cons. con delega al commercio), Rocco D’Anzi (Ass. all’Ambiente a al Parco Terra delle Gravine), Anna Filippetti (Cons. con delega alla Smart City), Salvatore Colacicco (Ass. all’Agricoltura) e Feliciano Frigiola (Cons. con delega allo Sport). Altrettanto importanti gli interventi dei rappresentanti dei Comitati territoriali di Puglia e Basilicata, capaci di coinvolgere migliaia di cittadini, anche attraverso l’uso (consapevole) dei social network, in una campagna di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

GLI INTERVENTI
“È evidente la mancanza di conoscenza attuale del territorio. Nelle relazioni tecniche Sogin il riferimento bibliografico più recente è del 1973 - sottolinea il prof. Mastronuzzi - come se da allora non si fosse fatto nulla per migliorare le conoscenze di un territorio che oggi non è quello dipinto da quella bibliografia, che si basa sulla cartografia ufficiale nazionale e sui rilievi obsoleti di fine anni ’50. Non è possibile pianificare la gestione del territorio con un documento cartografico superato rispetto alle conoscenze odierne. Negli ultimi cinquant’anni

la conoscenza geologica è cambiata: oggi ci sono, in Puglia e Basilicata, alcune zone che propongono una conoscenza geologica realizzata con tecniche moderne. Per i 17 siti individuati tra Puglia e Basilicata viene invece usata una conoscenza geologica obsoleta. Non esiste una cartografia della dinamica geomorfologica o della sismicità, perché la storia sismica della Puglia è tutta da riscrivere: negli ultimi anni zone storicamente poco sismiche come quella di Altamura e Ostuni hanno registrato terremoti di oltre 3.5° scala Richter, questo significa che esiste una sismicità a lungo periodo di cui oggi non conosciamo le conseguenze da qui a cento anni. Così
come non viene considerata un’analisi meteoclimatica completa e attuale: sappiamo che su superfici piatte e poco permeabili una grossa quantità di pioggia determina carico idrostatico; i parametri di permeabilità utilizzati da Sogin si rifanno alle argille profonde e non a quelle superficiali. Evidentemente si è mancato di rispetto alla comunità – conclude Mastronuzzi – intesa come società civile, comunità scientifica e dei geologi in senso ampio.

Esistono lacune macroscopiche nel basamento, nessuno di noi costruirebbe una casa senza sapere benissimo dove la sta costruendo. Se queste sono le lacune che riguardano queste conoscenze basilari, mi permetto di dubitare della completezza delle altre informazioni che in quei documenti sono presenti. In definitiva non credo che le relazioni Sogin possano permettere una valutazione ponderata, pare quasi che questi documenti vogliano nascondere elementi importanti per cui la decisione venga imposta. Non possiamo accettare una decisione positiva presa con questo livello di conoscenza”.

“Valutazione preliminare insufficiente e inqualificabile. - rincara la dose il dott. Valletta - La Sogin ha effettuato un’analisi preliminare, ma tale progettazione, seppur preliminare, deve essere supportata da specifiche indagini, oggi totalmente assenti. Sogin ha cercato aree argillose, dando per scontato che le argille anche in profondità siano permeabili e consistenti, prive di discontinuità: in questo scenario se le informazioni di superficie sono carenti, quelle in profondità non esistono affatto. Inoltre, dagli studi effettuati sul territorio, ogni qual volta si è indagato in profondità sui materiali argillosi, si sono riscontrate forti discontinuità che ci lasciano più che perplessi. Un altro elemento riguarda gli spessori, poiché non ci sono indagini preliminari atti a capire se sono sufficienti a garantire nel tempo la permanenza di scorie”. “A mio avviso - conclude - è necessario dotarsi di strutture tecniche in Puglia, ad oggi sprovvista di un ufficio geologico specifico a differenza di tante altre regioni italiane”.

Il dott. Di Summo ha invece sottolineato l’importanza di un’azione dove “l’Ordine dei Geologi si pone da collante in una cabina di regia in grado di coordinare la parte politica e quella della Ricerca. L’Ordine può dare istruzioni su ‘quale lingua parlare’ ai cittadini e alla politica, rendendo comprensibile a tutti il linguaggio tecnico della Ricerca. Questo è fondamentale perché la componente politica non può argomentare il suo No al deposito basandosi su aspetti propagandistici, ma su fondamentali tecnici. Né tantomeno possiamo raggiungere gli obiettivi cavalcando la teoria dell’“abbiamo già dato”, le argomentazioni vanno supportate da elementi tecnici.

Dello stesso avviso il Consigliere Regionale Gianfranco Lopane che auspica “una cabina di regia dove i professionisti devono mettersi a disposizione come base di conoscenza per supportare la decisione politica. La

scelta non sarà esclusivamente tecnica, perché è palese che sulla base delle evidenze tecniche ci sarà una scelta politica che terrà conto di diversi altri fattori. Risulta evidente dalla lettura dei dossier dei siti tra Laterza e Matera la totale controtendenza con il modello di sviluppo che in questi anni stiamo cercando di mettere in piedi: uno sviluppo turistico sostenibile che andrebbe in forte contrasto con la presenza di un deposito nazionale di scorie.

Tra i criteri di esclusione citati – prosegue Lopane - c’è quello del rischio idraulico, completamente ignorato nel nostro territorio. Così come non vengono considerati i recenti ritrovamenti archeologici, testimonianze di quattromila anni fa. Ancora: nelle schede di sintesi Sogin si parla di inesistenza di edifici, quando oggi risultano cartografate diverse masserie; non si fa menzione delle infrastrutture che attraversano quelle aree, quella a sud di Laterza è attraversata da un gasdotto, mentre a nord da un elettrodotto. Senza contare le aree di cerniera tra il Parco Nazionale dell’Alta Murgia e di quelli regionali delle chiese rupestri e delle gravine. Nelle relazioni non
c’è alcun riferimento a questi aspetti. A livello regionale oltre alla mozione votata all’unanimità nell’ultimo Consiglio Regionale, ci sarà un’audizione dell’Assessora Regionale all’ambiente Maraschio all’interno delle Commissioni Congiunte Quarta e Quinta. In questo contesto – conclude Lopane - come ha sottolineato il dott. Valletta ritengo sia importante riprendere il discorso per costruire una cartografia geologica attuale su tutto il territorio, e in questo senso sarà importante l’istituzione di un Ufficio Geologico Regionale che può fornire una base scientifica importante non solo per questa vicenda”.

“Non si parla di campanilismo ma di territorio”. Il Sindaco di Laterza Franco Frigiola sottolinea l’importanza di un’azione che coinvolga il territorio pugliese e lucano, testimoniata già dagli incontri avvenuti con i Sindaci della provincia di Taranto e i Presidenti delle province di Taranto e Matera. “La Giunta provinciale di Taranto ha firmato all’unanimità un documento dove conferma il diniego al deposito, insieme ad alcune nozioni tecniche, poi ampliate con i Sindaci dell’arco jonico. Il documento pubblicato da Sogin è totalmente atavico – prosegue Frigiola - e fa pensare che sia del tutto da rivedere, perché oggi abbiamo le condizioni e le professionalità per portare delle osservazioni di tutta rilevanza. Ancora oggi vogliono farci fare delle scelte sulla salubrità del territorio rispetto a alle opportunità lavorative, ma abbia già fatto delle scelte orientate a una riconversione economica sostenibile del territorio, in grado di tutelare la salute e il lavoro dei cittadini. Perché lo smaltimento delle scorie dura circa 300 anni e non abbiamo idea degli effetti che avremo a lungo termine”.

CONCLUSIONI:
La discussione ha favorito un’analisi seria e completa di tutti gli aspetti da considerare nell’individuazione dell’area più idonea ad ospitare il Deposito Nazionale delle Scorie, spiegando perché il nostro territorio non rappresenta il sito ideale per la realizzazione dell’opera. Allo stesso modo si è sottolineata l’importanza di un’azione sinergica tra i territori di Puglia e Basilicata e tra i vari livelli di competenza, da quella tecnico-scientifica a quella sociale e politica, fondamentale per costituire una cabina di regia in grado di cogliere la molteplicità degli aspetti rilevati e finalizzare le osservazioni che dovranno essere poste all’attenzione del Governo e di Sogin
nei tempi previsti.