Ginosa: " 9 luglio 1921, la tragedia della Tufara di via Orti"

05/07/2021

-Il nove luglio 1921, tra le ore otto e le nove di una tersa e calda mattina d’estate, Ginosa fu sconvolta da immane tragedia: quattro persone morirono sul lavoro. Erano intente ad estrarre conci in una grotta della Tufara, situata in zona Orti. Quattro cavamonti, tre adulti e un bambino di nove anni, persero la vita per asfissia. L’impedimento a respirare fu causato da densissima nube di tufina (polvere di tufo) determinatasi in seguito all’improvviso collasso e sbriciolamento di una parete tenera e porosa. Il materiale ribaltato ostruì completamente l’uscita dalla cavità, intrappolando le vittime. Si chiamavano Nicola Capurso, 46 anni; Pietro Rubino, 22; Giuseppe Leccese, 23; Domenico Vizzielli, 9. La ricercatrice di storia locale, Antonietta Buonora, trasmette il ricordo ricevuto da parenti: “Non ebbero la possibilità di fuggire, intorno a loro non ci fu più il buio rischiarato dai lumi a petrolio che usavano
per illuminare l’ambiente in cui lavoravano, ma una terribile nube bianca che ‘bruciò’ i loro respiri. Per sempre! I quattro corpi, scoperti e adagiati su rudimentali bare, furono portati a spalla da commossi uomini. Partirono dal luogo dell’incidente e mestamente percossero la principale via Roma. Il loro doloroso incedere fu seguito da una folla sgomenta, con occhi piangenti. Fu un devastante e amarissimo lutto per le giovani mogli, madri, padri, sorelle, fratelli, amici. Il loro strazio fu urlato al cielo. Lamenti, grida di dolore senza risposta echeggiarono nella Gravina ed in tutto il paese. Credo che queste siano le uniche ed efficaci parole per descrivere quella circostanza: “Una voce si è sentita nella regione di Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché essi non ci sono più”. (Geremia 31,15). Difatti -conclude la ricercatrice Buonora- nulla poteva lenire quel dolore, quelle ferite che mai sarebbero rimarginate. Nessuna parola poteva confortare quei cuori straziati dalle irreparabili perdite”. Il terribile evento, i famigliari, cittadini e il sindaco, Vito Parisi, l’hanno ricordato domenica scorsa con la celebrazione di una messa. Si è svolta all’aperto in uno spazio della Parrocchia Gesù Risorto ed è stata officiata da Don Salvatore Di Trani, affiancato da Don Giuseppe Bernalda. Nel corso dell’omelia, sulla dolorosissima tragedia, il sacerdote Di Trani ha sollecitato l’apertura di un Giubileo della durata di un anno. Intanto, Il giorno del centenario (9 luglio, ndc) si effettuerà un incontro di riflessione sia sull’accadimento che sulle morti cosiddette bianche. La conferenza verrà eseguita nel cortile della scuola Lombardo Radice, situata a pochi metri dall’ex Tufara. E’ organizzata dall’Arci ‘il Ponte’ e dal periodico locale ‘La Goccia; il patrocinio è dell’Ente Locale. Relazioneranno: Vito Parisi, sindaco di
Ginosa; Antonietta Buonora, ricercatrice storia locale; Don Salvatore Di Trani; Gianni Forte, Segretario Generale Puglia Spi-Cgil; Luigi Giove, Segretario Generale Cgil Emilia Romagna; Antonio Conte, professore ordinario di Architettura Università della Basilicata; Marco Galante, consigliere regionale Movimento 5Stelle, Gianfranco Lopane, consigliere regionale ‘Con Emiliano’. La serata, verrà moderata da Stefano Giove, presidente Arci ‘Il Ponte’ e direttore de ‘La Goccia’. Sarà il momento, insomma, per richiamare come il mestiere del cavatore fosse massacrante ed iniquo perché sottopagato. Tuttavia, a qualsiasi età, lo si esercitava ugualmente per guadagnare una pagnotta e, nel contempo, essere utili alla comunità di allora e di oggi. Sì, di oggi; questo, perché se non ci fossero stati i cavamonti, non si sarebbero potuto realizzare nemmeno strade, case e palazzi con tutto lo sviluppo avvenuto nei decenni a seguire.