Quando ero più giovane, volevo cambiare il mondo. Ora sto cercando di dissuadere il mondo dal cambiare me.”
La vita è una catena di cambiamenti senza fine, e la trasformazione è parte stessa dell’esistenza.
In origine gli animali non avevano paura dell’uomo e se ne andavano a spasso liberamente in una natura nella quale ogni forma di vita era legata all’altra mediante il linguaggio della Verità. Siamo nati conoscendo tale linguaggio ed era facile per noi intenderci con gli animali: gli uccelli le farfalle, ma anche i fiori, le montagne e gli alberi.
Crescendo abbiamo capito che solo noi uomini, purtroppo, dimentichiamo il linguaggio della verità, appena diventiamo grandi. Le regole e leggi imposte dalla società, poco a poco ci fanno dimenticare quel linguaggio, fino a smarrirlo completamente.
Rivedo scene televisive e ripenso a notizie giornalistiche sempre più raccapriccianti: l’atavico scannatoio Israelo-Palestinese; oggi la guerra sul fronte dell’Europa occidentale, l’ancestrale fame africana che ogni giorno divora venticinquemila bambini, l’orrenda avidità di un gruppo di banditi, chiamati finanzieri (o banchieri), che stanno trascinando nella povertà milioni di risparmiatori e intere nazioni, con la complicità di governi fantocci al loro servizio. E quando mi convinco che le cose non potrebbero andare peggio, arriva l’undici settembre del 2011 e le due torri gemelle di New York crollano sotto il peso della follia e dell’odio umano.
L’odierna società tende ad accelerare ogni cosa, senza nessun controllo. Ma ogni volta che richiamiamo alla mente la nostra fanciullezza, la frenesia della vita molla la presa e il tempo, sia pur per pochi attimi, prende a rallentare e a dilatarsi consentendoci così un respiro più profondo e una visione più ampia e rilassata dell’esistenza. Da ciò si può cogliere una vera lezione sulla libertà da cui discenderanno poi le nostre vere decisioni e scelte. E l’elemento più interessante che emergerà da queste nostre scelte, sarà che; se le cose andranno storte, non potremo prendercela con nessuno, al di fuori di noi stessi; se invece andranno bene… beh, allora non dovremo ringraziare nessuno!
Potrà sembrare banale, ma credo che l’adulto ideale sia colui che riesce a raggiungere la giusta armonia tra sé e il bambino che da sempre si porta dentro. Quel bambino ha molto a che fare con la libertà. Infatti, quando vogliamo essere veramente liberi, non facciamo altro che abdicare, le nostre abitudini e comportamenti, in favore della natura ribelle e disubbidiente propria del fanciullo che è in noi, cominciando così a emanciparci dalla famiglia, dal potere costituito, dalle religioni e dalle varie sovrastrutture indotte dalla società.
Ciò non vuol dire essere degli individualisti contro i propri simili, significa soltanto rendersi autonomi e indipendenti, ponendo una giusta distanza “filosofica” tra sé e le cose del mondo, in maniera tale da poter sviluppare un sano e adeguato senso critico mediante cui affrontare con maggiore serenità i problemi della vita, convertendone gli ostacoli e trasformandone i contrattempi che ci riserva, in opportunità.
Morire non è un male. Non vivere la vita a fondo, questo sì, è un peccato.
Il bambino che è in noi è venuto al mondo con un unico scopo: giocare. Poi, all’improvviso, si è trovato davanti a tali e tante prescrizioni, regole, divieti e pregiudizi, che l’hanno inevitabilmente costretto a dimenticare il linguaggio della verità.
Giovanni Matera
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