“Siamo stati costretti a vendere il seme a chi ne è carente, e quindi costa adriatica, Sardegna, Spagna e parte della Grecia. Questo accade perché a Taranto mancano gli spazi per portare a maturazione le cozze. Non è certamente un fatto positivo, in quanto lo stesso prodotto poi ritorna qui finito, e noi lo andiamo a comprare”. I mitilicoltori associati a Agci Pesca, Lega Pesca e Agri Pesca, associazioni che rappresentano oltre il 90 per cento della categoria, si sono incontrati per fare il punto della situazione sulle criticità del comparto.
“Chiediamo all’amministrazione comunale di Taranto di dare un’accelerata alla questione delle concessioni e di trovare una soluzione per il pregresso, considerando che gli operatori non possono essere tenuti a pagare cifre esorbitanti per il passato, quando non ci sono state, e non ci sono ancora, le premesse per lavorare a pieno regime.
Ci fa piacere registrare che, nell’ultimo incontro convocato dal prefetto di Taranto, nonché commissario per le bonifiche, Demetrio Martino, alla presenza di Arpa, Asl, Cnr e Comune di Taranto, si è finalmente parlato di verifica tecnico-scientifica del trasferimento del seme dal primo seno del Mar Piccolo al Mar Grande. Un percorso da noi caldeggiato per la verità ormai da diversi anni.
E’ chiaro che – prosegue la nota congiunta di Agci Pesca, Lega Pesca e Agri Pesca – questa deve rappresentare unicamente una soluzione tampone, non certo la panacea di tutti i mali. E lo avremmo detto, se fossimo stati invitati al tavolo tecnico di metà gennaio. Continuiamo a sostenere la necessità di avviare le bonifiche del Mar Piccolo, operazioni di cui necessita l’intero territorio, ed in particolare le categorie dei pescatori e dei mitilicoltori. Ragion per cui il Governo deve assolutamente riavviare i lavori del Contratto Istituzionale di Sviluppo, all’interno del quale appunto vi sono anche le operazioni di bonifica del Mar Piccolo.
Alla Regione invece chiediamo che metta in conto un sostegno per la mitilicoltura, che è ormai in una situazione drammatica dal punto di vista economico. Per questo motivo, pensiamo a iniziative di mobilitazione al fine di richiamare la politica a tutti i livelli istituzionali ad una posizione unitaria, a tutela dei posti di lavoro che ballano in questo settore, e in difesa di un’attività che custodisce in sé storia e tradizione gastronomica locali.
Va inoltre sottolineato che, parlare di marchi comunitari Dop, IGP o altro, è semplicemente velleitario, quando ancora si è lontani dalla risoluzione di una serie di problematiche che sono basilari addirittura per la sopravvivenza del settore. E’ ancora fermo infatti tutto il pacchetto delle questioni portate al tavolo permanente per la mitilicoltura (piano coste,punti di sbarco,etc ). E’ come se volessimo costruire i piani di un palazzo, senza avere le fondamenta”.