Mobbing al Comune di Ginosa: “Coinvolti il sindaco Vito Parisi e l’assessore Marco Ielli. Gli sviluppi dell’indagine della Procura della Repubblica di Taranto.” Just tv

27/02/2025

Nell’ambito dell’indagine per mobbing della Procura di Taranto, il PM Rosalba Lopalco ha chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco di Ginosa Vito Parisi, che deve difendersi dall'accusa di calunnia, e per il comandante della Polizia Locale Giovanna Ferretti, per il suo vice Antonio Costantino, accusati di maltrattamenti ai danni di un agente della Polizia Locale.

Inoltre, secondo quanto riportato da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, il processo è stato chiesto anche per l'assessore Marco Ielli e per Alessandro Gnisci, accusati di favoreggiamento: secondo l'accusa, avrebbero reso dichiarazioni false agli inquirenti per, favorire i due ufficiali della Polizia Locale.

Sempre secondo la Gazzetta del Mezzogiorno, a carico del sindaco di Ginosa resterebbe in piedi solo l'ipotesi del reato di calunnia per aver presentato una denuncia, redatta sulla base di una informativa fatta dalla Ferretti, nella quale «sapendola innocente» avrebbero accusato una vigilessa di essersi appropriata di fascicoli relativi alle concessioni agli ambulanti e dell'Ufficio Suap di Ginosa: le accuse nei confronti della dipendente che sarebbero poi state archiviate.


M.C.O. 

 

Per il PM, Lopalco, il comandante Ferretti e Costantino, avrebbero «per ragioni di acredine» adottato «disposizioni di servizio pregiudizievoli» nei confronti della vigilessa «screditandone il lavoro» per «prostrarla psicologicamente e di costringerla ad abbandonare definitivamente l'ufficio». Un atteggiamento che secondo l'accusa avrebbe in concreto danneggiato la condizione psicofisica della donna a cui, a causa di questi eventi, è stata diagnosticato uno «stato ansioso persistente».

  I fatti contestati risalgono a maggio del 2020, e secondo la Gazzetta del Mezzogiorno all’origine ci sarebbe una attività di controllo effettuato dalla vigilessa che avrebbe rilevato alcune irregolarità commesse da un assessore della giunta Parisi.  Di lì l’innesco di un presunto meccanismo per fermare l'attività della vigilessa che poi fu rimossa da alcuni compiti e destinata ad altri.