Ginosa- Michele Bitetti, il suo primo brano: “D.4.S.T.”

13/02/2019

Michele Bitetti 18 anni, figlio di Francesca Melluso e Giuseppe Bitetti. Sin da quando aveva11 anni ascoltava musica rap, partendo da 3 famosi artisti; Fabri fibra, Eminem e Salmo che gli hanno trasmesso da subito un forte interesse per questo genere, generato dal modo in cui questi artisti esprimevano il loro modo di essere e la società in se. Andando avanti col tempo si sentiva sempre più parte di quello che ascoltava, ma ancora non si sentiva pronto; non sentiva ancora la giusta esperienza per poter mostrare a tutti quello che pensava.

 Ad un certo punto il rap si è trasformato quasi totalmente in una corrente materialista e superficiale, proprio per rispecchiare la nuova società, ovvero quella di oggi dove il semplice esternare i propri pensieri diventa un gioco per mettersi in mostra. Ed è questo che gli ha dato la giusta spinta, la possibilità di mettersi in gioco gli è stata data vedendo le sue icone (come Sfera Ebbasta e tanti altri) elevarsi dal nulla. È stata per lui una ispirazione il vedere delle celebrità che nel lusso riescono a rispecchiare così bene la società che è quella di oggi.  Sono tanti i messaggi che Michele vuole trasmettere, ma la cosa più importante è di fare quello che ti piace, senza pensare ai giudizi esterni perché ad oggi chi giudica è il mattone legato al piede che non permette di elevarti.

Il suo nome d’arte è D4ST (dust), ovvero polvere e ciò deriva da un pensiero sulla concezione di noi stessi. “L’universo è immenso, e gli uomini non sono altro che piccoli granelli di polvere su un insignificante pianeta. Ma quando più prendiamo coscienza della nostra piccolezza e della nostra impotenza dinanzi alle forze cosmiche, tanto più risulta sorprendente ciò che gli esseri umani hanno realizzato.”
(Bertrand Russell)

Il suo primo brano intitolato proprio come me “D.4.S.T.”. Parla proprio dell’inizio della sua carriera che intende proseguire, introducendo essenzialmente 2 immagini: quella del cinema , che non è altro che una metafora per esprimere che “è solo l’inizio dello spettacolo”;
La seconda è quella del laboratorio che non è altro che una generica stanza nella quale esprimere e comporre i  brani dando sfogo ai suoi pensieri (nel caso di adesso, la sua stanzetta)

Michele Bitetti 
D4ST