Le imprese agricole pugliesi sono strozzate dai continui rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Banca Centrale Europea. A sostenerlo è CIA Agricoltori Italiani di Puglia, dati alla mano.
“La politica monetaria della BCE spinge verso un rallentamento dell’economia, portando le aziende sane a rinviare gli investimenti e quelle indebitate a dover far fronte a maggiori oneri per ripagare le banche a cui hanno chiesto i prestiti. Così ogniqualvolta che la BCE alza i tassi di interesse, i finanziamenti alle imprese diventano più cari”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani.
INFLAZIONE E SPECULAZIONE. Per le aziende agricole particolarmente esposte con le banche, l’accoppiata inflazione-speculazione di certo non è stata fermata dalle politiche monetarie e finanziarie della BCE, che anzi rappresenta un doppio danno. Da una parte, si ha difficoltà a ripianare il debito, dall’altra si è costretti a sostenere costi di produzione e di gestione aziendale sempre più alti. I prestiti contratti dalle imprese del comparto primario, negli scorsi mesi, sono stati piuttosto ingenti. Questo fa capire le difficoltà crescenti delle realtà produttive del comparto primario a risollevarsi dalla simultanea mazzata inferta loro da una serie di fattori: massicce importazioni dall’estero di prodotti meno qualitativi e più concorrenziali dal punto di vista dei prezzi; incidenza sempre più alta dei danni da eventi climatici estremi; costi di gestione e di produzione sempre più insostenibili. La BCE fa un grosso favore agli istituti di credito che incassano senza far nulla e, a loro volta, non riconoscono compensi sui risparmi, mentre la politica dei tassi la si fa solo per disincentivare il sostegno a imprese e famiglie con la scusa dell’inflazione, generata soltanto da pure speculazioni. Uno studio dell’Osservatorio economico CIA Puglia quantifica l’ammontare dei finanziamenti erogati alle imprese agricole pugliesi.
PUGLIA AGRICOLA, PRESTITI PER 583 MILIONI. Al 31 marzo scorso, risultano prestiti per oltre mezzo miliardo di euro. Per la precisione, lo stock è di 583,4 milioni di euro (583.440.000), di cui 210,5 milioni di euro (210.536.000) alle aziende agricole della Capitanata; 148,4 milioni di euro (148.359.000) a quelle di Bari e provincia; 72 milioni di euro (71.975.000) alle imprese del comparto primario di Barletta-Andria-Trani; 55,5 milioni di euro (55.459.000) alle realtà imprenditoriali agricole di Taranto e provincia; 49 milioni di euro (48.970.000) a quelle del Brindisino; 48,1 milioni di euro (48.141.000) a quelle di Lecce e provincia. Sono stati presi in esame gli investimenti oggetto dei vari finanziamenti, tra cui i fabbricati non residenziali rurali e l’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti rurali vari.
2022-2023, IL BIENNIO NERO. Al rincaro dei prezzi delle materie prime energetiche e dei fertilizzanti si sono sommati eventi climatici avversi, prima tra tutti una grave siccità nel 2022. Eventi che in molti casi hanno compromesso i raccolti. Secondo stime preliminari, nel 2022 la produzione agricola sarebbe diminuita dello 0,7 per cento in volume, il valore aggiunto dell’1 per cento (Istat). Negli ultimi mesi, i prestiti alle piccole imprese hanno bruscamente decelerato, a seguito sia di un indebolimento della domanda sia di un inasprimento delle condizioni di offerta.
La stretta monetaria non sembra ancora finita, lasciando prevedere altri aumenti dei tassi.