Alle prime ore di questa mattina, la locale Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 9 cittadini di nazionalità nigeriana ed uno ai domiciliari, ritenuti presunti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e riciclaggio di denaro. Risultano indagate 23 persone per gli stessi reati. Le lunghe e meticolose indagini, avviate con il fondamentale supporto dei servizi di intelligence nazionali (AISI), hanno permesso di raccogliere forti elementi indiziari nei confronti di soggetti di nazionalità nigeriana dimoranti nel Capoluogo, consentendo di delineare un’articolata e ben strutturata organizzazione criminale, dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti ed allo sfruttamento di giovani connazionali costrette a prostituirsi. È verosimile ritenere che i destinatari dell’odierna ordinanza cautelare siano membri dei cosiddetti gruppi “cultisti” nigeriani a matrice religiosa: potenti e violenti clan nati e sviluppatisi nel paese centrafricano che hanno esteso le loro ramificazioni criminali anche nei Paesi di emigrazione. Le investigazioni, che hanno preso avvio nel settembre 2019, hanno fatto emergere la probabile costituzione di una struttura criminale stabilmente organizzata, dai connotati piramidali e camaleontici, con al vertice tre degli odierni destinatari delle misure, dedita allo spaccio ed allo sfruttamento della prostituzione. Si può ritenere che i traffici e le attività illecite fossero gestite nel capoluogo jonico da “confraternite”, i cui componenti – come documentato negli ultimi anni – si sono a volte Alle prime ore di questa mattina, la locale Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 9 cittadini di nazionalità nigeriana ed uno ai domiciliari, ritenuti presunti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e riciclaggio di denaro. Risultano indagate 23 persone per gli stessi reati. Le lunghe e meticolose indagini, avviate con il fondamentale supporto dei servizi di intelligence nazionali (AISI), hanno permesso di raccogliere forti elementi indiziari nei confronti di soggetti di nazionalità nigeriana dimoranti nel Capoluogo, consentendo di delineare un’articolata e ben strutturata organizzazione criminale, dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti ed allo sfruttamento di giovani connazionali costrette a prostituirsi. È verosimile ritenere che i destinatari dell’odierna ordinanza cautelare siano membri dei cosiddetti gruppi “cultisti” nigeriani a matrice religiosa: potenti e violenti clan nati e sviluppatisi nel paese centrafricano che hanno esteso le loro ramificazioni criminali anche nei Paesi di emigrazione. Le investigazioni, che hanno preso avvio nel settembre 2019, hanno fatto emergere la probabile costituzione di una struttura criminale stabilmente organizzata, dai connotati piramidali e camaleontici, con al vertice tre degli odierni destinatari delle misure, dedita allo spaccio ed allo sfruttamento della prostituzione. Si può ritenere che i traffici e le attività illecite fossero gestite nel capoluogo jonico da “confraternite”, i cui componenti – come documentato negli ultimi anni – si sono a volte Il denaro in contanti veniva “conservato” insieme ai versamenti cash di altri membri e, raggiunta una somma di un certo rilievo, veniva trasferito fisicamente in Nigeria anche mediante corrieri. Le indagini hanno poi raccolto elementi indiziari relativi ad una fiorente attività illecita legata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione laddove uno dei negozi individuati risulterebbe punto di ritrovo per contattare direttamente o ricevere la disponibilità di ragazze nigeriane, costrette a prostituirsi in un appartamento cittadino. Sembra anche che all’interno dell’appartamento fosse assicurato un ricambio costante e ciclico di donne le quali cedevano al gestore dell’attività illecita una percentuale del loro incasso. Nella fase esecutiva sono state di supporto le Squadre Mobili di Torino, Bari e Sassari nonché personale dei Reparti Prevenzione Crimine del Sud Italia messo a disposizione dalla Direzione Centrale Anticrimine.