«A furia di tirarla, la corda potrebbe spezzarsi. I produttori di uva da vino, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia, sono comprensibilmente preoccupati. Quello che temono è che a danno delle loro aziende si profili una nuova miserevole speculazione. La situazione è molto delicata, per questo stiamo vigilando e invitiamo a vigilare su quanto accadrà di qui alle prossime settimane».
È con queste parole che Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia nonché vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, commenta le segnalazioni preoccupate dei produttori viticoli pugliesi.
Dal punto più a nord della Puglia all’estremo sud della regione, il filo rosso della viticoltura pugliese è molto teso. Ancora una volta, è la questione prezzi ad agitare il sonno delle aziende agricole.
«Si tratta delle stesse imprese che stanno facendo i salti mortali per portare a compimento una stagione già martoriata dall’impennata allucinante di bollette energetiche, caro-gasolio, materie prime e costi di produzione, oltre che dallo stillicidio di grandinate e nubifragi – ha ricordato il presidente del sindacato degli agricoltori – Alla data del 31 luglio 2022, negli stabilimenti pugliesi sono presenti 762mila ettolitri di vini Dop; 3 milioni di ettolitri di vini Igp; 1,4 milioni di ettolitri di altri vini; 40.300 vini varietali, per un totale di 5,2 milioni di ettolitri di vino (fonte: Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari). Siamo fermamente convinti che agli alti costi di produzione sostenuti per produrre uve eccellenti (gasolio, concimi, fitosanitari, eccetera) da cui si ottengono vini da guinness dei primati, vada riconosciuta l'adeguata remunerazione alle aziende vitivinicole e su questa impostazione saremo fermi e determinati».
TARANTO E BRINDISI. «Prima la siccità poi le grandinate avranno sicuramente effetti negativi sulle quantità, ma la qualità delle uve non si discute, e a quella qualità deve corrispondere il giusto prezzo – ha dichiarato Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari – La situazione nella zona della Dop Primitivo di Manduria è complessa. L’anno scorso erano riconosciuti anche 170-180 euro/q.le. Quest’anno i prezzi sono in picchiata del 30-40% per il primitivo di Manduria DOP, mentre IGP Primitivo Salento è pagato a 50 euro, a fronte dei 150 euro/q.le del 2021. Con l’aumento dei costi delle materie prime gli agricoltori si vedono decurtato il reddito. Con la disposizione della determina dirigenziale n. 157 del 07/07/2020 della Regione Puglia, su richiesta del Consorzio Tutela del Primitivo di Manduria, non si potranno rivendicare la DOP di chi ha impiantato dal 1 agosto 2020 e fino alla campagna 2022/23, ma si possono rivendicare solo IGP Salento, Tarantino o Puglia».